Fede Superficiale – Miti sulla Maturità Spirituale (seconda parte)

Fede Superficiale – Miti sulla Maturità Spirituale (seconda parte)
Rev. Tony Cooke

Il mese scorso abbiamo introdotto il tema della “fede superficiale” e abbiamo presentato alcuni miti riguardanti la maturità spirituale. In particolare abbiamo identificato tre fattori che non rendono né automaticamente, né necessariamente matura una persona dal punto di vista spirituale. Essi sono: il Tempo (essere salvati per un certo periodo di tempo), la Vicinanza (essere circondati da membri di chiesa o da persone spiritualmente mature) e l’Apparenza (avere una forma esteriore o un aspetto di spiritualità).

Abbiamo anche evidenziato l’affermazione di Paolo riguardo alla maturità (o perfezione) che si presenta come una continua ricerca. In Filippesi 3:12 egli disse: “Non che io abbia già ottenuto il premio, o sia già arrivato al compimento, ma proseguo per poter afferrare il premio, poiché anch’io sono stato afferrato da Gesù Cristo”. In altre parole, la maturità è più un bersaglio in movimento che una posizione sedentaria.Una volta che una persona trae la conclusione di aver raggiunto lo stato massimo di maturità, significa che lei si è semplicemente lasciata cullare in una condizione di inganno e di ristagno spirituale.

Questo mese diamo uno sguardo ad altri miti che si sviluppano attorno all’idea di maturità spirituale. Consideriamo altri quattro fattori che, in se stessi o da se stessi, non necessariamente o automaticamente conducono alla maturità.

MITO # 4.  Le PROVE ti rendono automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Giacomo 1:12 ci dice: “Beato l’uomo che persevera nella prova…”. Sfortunatamente abbiamo spesso letto e interpretato quel versetto come se dicesse: “Beato l’uomo che sperimenta la tentazione”. Molte persone che hanno semplicemente sopportato le tentazioni, le prove e le tribolazioni, sono uscite da quelle esperienze abbattute, scoraggiate e sconfitte. Non è la prova che porta la benedizione, ma è il resisterla che ci consente di crescere e maturare. Resistere significa sopportare, rimanere fermi, perseverare e accettare la sofferenza con fermezza e calma. Si dice che le prove o ci inacidiscono o ci migliorano, e io credo che possiamo scegliere quale possa esserne il risultato.

Le prove sono un po’ come i pesi. Nessun atleta è mai diventato più forte a causa dei pesi. E’ ciò che l’atleta fa contro quei pesi (sollevandoli ed esercitando pressione contro di essi) che lo rende forte. Allo stesso modo, è la nostra risposta alle avversità della vita (agire sulla Parola di Dio, avere fiducia in Dio, perseverare, gettare le nostre preoccupazioni sul Signore, ecc.) che porta maturità e sviluppo nelle nostre vite. Le prove ci procurano un’opportunità o un’occasione per operare in quei modi, ma le prove in se stesse non necessariamente producono maturità in noi.
Ecco perchè noi dovremmo vedere le prove come un’opportunità per avere fiducia in Dio e per vederLo operare meraviglie per noi e in noi. Penso che questo sia il motivo per cui Paolo, in Romani 5:3-4, si espresse nel seguente modo: “E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce perseveranza, la perseveranza esperienza e l’esperienza speranza”.

MITO # 5.  La CONOSCENZA ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Ci sono molte cose da dire a favore della conoscenza (Osea 4:6, Giovanni 8:32, 2 Pietro 1:2, ecc.), ma quella è un’altra lezione. Mentre la conoscenza può essere una grande risorsa di benedizione nella vita di un individuo, la sola conoscenza – il semplice accumulo di informazione – non crea automaticamente maturità spirituale nella vita di una persona. Conoscere i fatti della Bibbia non sostituisce l’agire su di essa o l’essere trasformati dalla verità.

Paolo disse che i Corinzi erano “… arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza(1 Corinzi 1:5), ma subito dopo disse, riguardo alle stesse persone: “Io… non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma vi ho parlato come a dei carnali, come a bambini in Cristo. … perché siete ancora carnali. Infatti, poiché fra voi vi è invidia, dispute e divisioni, non siete voi carnali e non camminate secondo l’uomo?” (1 Corinzi 3:1-3).

I Corinzi avevano conoscenza, ma quella conoscenza non si era tradotta in maturità spirituale nelle loro vite.

Parlando di carne sacrificata agli idoli, Paolo disse a questa stessa chiesa: “Sì, sappiamo che ‘noi tutti abbiamo conoscenza’ riguardo a questo argomento. Ma mentre la conoscenza ci fa sentire importanti, è l’amore che fortifica la chiesa. Chiunque dichiari di conoscere tutte le risposte, di fatto non conosce molto. Ma la persona che ama Dio è quella che Dio riconosce” (1 Corinzi 8:1-3, NLT).

L’Apostolo Giacomo enfatizzò vivamente che ciò che conta è l’agire sulla Parola di Dio, non semplicemente ascoltarla o conoscerla. Considera ciò che disse (Giacomo 1:22-25 – Versione Message): “Non illuderti pensando di essere un uditore quando sei tutt’altro che questo, poiché lasci che la Parola ti entri da un orecchio e ti esca dall’altro. Agisci su ciò che odi! Coloro che odono e non agiscono sono come coloro che danno un’occhiata allo specchio, se ne vanno via, e due minuti dopo non hanno idea di chi essi siano e a chi somiglino. Ma chiunque cattura uno scorcio del consiglio rivelato di Dio – la vita libera! – anche solo con la coda dell’occhio, e vi aderisce, non è un distratto smemorato ma un uomo o una donna d’azione. Quella persona troverà diletto e affermazione nell’azione”.

Dico questo con compassione, non per riderne, ma ricordo un individuo con il quale dialogai una ventina di anni fa; aveva un’incredibile comprensione intellettuale della Bibbia, ma la sua vita era un disastro. Lui poteva terminare la citazione di una qualsiasi Scrittura che io menzionassi, ma per qualche motivo, nessuna parte della sua conoscenza si traduceva in una vita fruttifera o trasformata.

MITO # 6.  I DONI SPIRITUALI ti rendono automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Nel nostro ultimo punto, abbiamo riportato l’affermazione di Paolo riguardo al fatto che i Corinzi fossero carnali e non spirituali. Lui si rivolse a loro addirittura come a bambini spirituali. In 1 Corinzi 1:5 egli non riferì semplicemente che fossero ricchi in conoscenza, ma osserva cos’altro disse nei loro confronti nei versetti 6 e 7:
“… perché in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, per la testimonianza di Cristo che è stata confermata tra voi, così che non vi manca alcun dono…”.

Nella chiesa di Corinto c’era una tale abbondanza di doni spirituali in manifestazione, che Paolo vi dedicò un intero capitolo (1 Corinzi 14) per spiegare l’uso appropriato della profezia, così come delle lingue e dell’interpretazione. Nel capitolo precedente, lui addirittura enfatizzò il fatto che non importa quanti doni spirituali o quanta conoscenza tu abbia; se non sviluppi e non pratichi l’amore di Dio, qualsiasi altra cosa è vana.

1 Corinzi 13:1-3.

1 Quand’anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho amore, divento un bronzo risonante o uno squillante cembalo. 2 E se anche avessi il dono di profezia, intendessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede da trasportare i monti, ma non ho amore, non sono nulla. 3 E se spendessi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri e dessi il mio corpo per essere arso, ma non ho amore, tutto questo niente mi giova.

Quando ti fermi e pensi ai Corinzi – un gruppo di credenti che erano arricchiti in conoscenza e che avevano addondanza di doni spirituali – è incredibile immaginare che si ubriacassero durante il servizio della Cena del Signore, che si citassero in tribunali laici e che avessero tra loro così tante contese e divisioni. Apparentemente loro vedevano i doni spirituali come giocattoli, non come strumenti. Quando vengono usati appropriatamente, i doni spirituali possono aiutare grandemente nell’edificazione del Corpo di Cristo e ci possono portare verso la maturità, ma da se stessi e per se stessi, non ci rendono automaticamente maturi dal punto di vista spirituale.

MITO # 7.  Il MINISTERO ti rende automaticamente maturo dal punto di vista spirituale.

Servire Dio è una cosa meravigliosa, ed è un vero privilegio quando il Signore ci chiama e ci dà la grazia di operare in qualche tipo di abilità ministeriale. E’ importante tenere a mente, però, che solo perché un individuo ha ricevuto qualche tipo di dono con il quale amministrare, questo non significhi che anche il suo carattere si sia necessariamente sviluppato insieme al dono. Tant’è vero che alcune persone erroneamente vedono l’attività ministeriale come un sostituto alla crescita personale.

Alcuni anni fa ho sentito un ministro affermare che “mentre sono in procinto di diventare grandi ministri, alcuni diventano pessimi cristiani”. E’ veramente una cosa triste vedere una persona che diventa efficiente nel predicare la Parola, ma poi è manchevole nel viverla.

Nel leggere Luca 10:38-42 (la storia di Marta e Maria), risulta ovvio che Marta fosse una brava donna che avesse una reale attitudine a servire. Durante lo svolgimento di quello stesso servizio, però, lei apparve distratta ed evidentemente invidiosa nei confronti di Maria. Gesù le disse che lei fosse “preoccupata e inquietata per molte cose” e confermò come migliore la decisione di Maria di sedere semplicemente ai piedi di Gesù e ascoltare la Sua Parola.

Questo non significa che Gesù non apprezzi coloro che servono, ma Egli valorizzò la crescita personale che Maria stava manifestando e sperimentando. Forse Gesù era cosciente del fatto che le persone si possono “consumare” mentre servono, a meno che non abbiano alla base un’intensa relazione con Lui, che poi carburi il loro stesso servizio. Forse la posizione che Lui ha assunto in quel contesto ha semplicemente rivelato le priorità alle quali Lui stesso si stava attenendo.

SOMMARIO

Molti di questi fattori (il tempo, la vicinanza, la conoscenza, ecc.) possono certamente contribuire alla nostra maturità spirituale SE ci dedichiamo all’obbedienza e SE permettiamo alla somiglianza di Cristo e al frutto dello Spirito di svilupparsi nelle nostre vite. Ma non dobbiamo permettere a noi stessi di cullarci in un senso di noncuranza, nè di dare per scontato che queste caratteristiche siano delle sostituzioni alla maturità o che esse automaticamente ci rendano maturi spiritualmente. Possa Dio aiutare ciascuno di noi a entrare nella vera maturità in Cristo!